Chi Sono

Il bisogno di trasformare materialmente la mia creativitĂ  esplode nella maturitĂ  e mi colpisce con un turbinio di emozioni che si realizzano nella pittura.

L'esigenza si fa sempre piĂą prepotente e trasforma il mio universo inquieto in un'esplosione di colori e di materia.

E' così che il colore si innamora dell'idea e dà vita alle emozioni.

Volti di donne, bambini e uomini che hanno visitato spazi illimitati, oppure vicini al mio cuore, con uno sguardo pieno di dolcezza, di tenerezza, di tristezza e di gioia. Spatolate veloci nei capelli, zigomi azzurri e sfondi irreali.

Volti che s'intersecano con l'astratto e, con colori forti e pulsanti, talvolta si liberano lasciando spazio solo al colore con l'astrattismo puro, pieno sempre di tanta passione.

La mia pittura è incisa dai drammi sociali contemporanei, che diventano colori più cupi.

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Dicono di me

Le opere d’arte di Caterina Romano esprimono il suo disagio esistenziale in una società contemporanea dominata dalla iper-comunicazione dei new media, sempre più incapace di far emergere e promuovere contenuti umani e culturali, alla mercé della ricerca di consensi ad ogni costo, “like/don’t like”, terreno fertile per nuovi conflitti planetari, che configurano un futuro incerto e oscuro. Il giallo è la Luce pura della sua creatività, è il ricordo di un mondo novecentesco denso di sogni meravigliosi, che guarda al terzo millennio con la speranza di una migliore realizzazione dell’essere umano, forte degli insegnamenti della storia e supportato dallo sviluppo incessante delle nuove tecnologie, le quali, tuttavia, si trasformano incredibilmente nell’oggetto e non nello strumento dell’agire degli individui, sia come singoli sia come collettività. L’artista perora l’identità culturale come punto di partenza di un restyling sociale est-etico, foriero di un rapporto sostenibile dell’essere umano con se stesso e con ogni componente animato e inanimato del pianeta. Il colore giallo c’è sempre, finché c’è vita, anche se rinnegato e mortificato dagli altri cromatismi, vale a dire dai drammi sociali contemporanei, impensabili anche poco più di vent’anni fa.